Il sogno e l’approdo. Racconti di stranieri in Sicilia
L’Isola crocevia di strade di mare, di incroci di viaggi e approdi provvisori, terra di culture diverse: il tema dello straniero e il Mediterraneo in sei racconti inediti con al centro la Sicilia.
«La Sicilia taglia in due il Mediterraneo» scriveva Braudel per spiegare il destino storico dell’Isola: di crocevia di strade di mare, di incroci di viaggi e approdi provvisori. È forse difficile, prima di tutto per i siciliani stessi, immaginarsi come terra di semplici immigrati, come immobile luogo di accoglienza. Più naturale vedersi come terra di stranieri, in cui nuovi approdi aggiungono altre lontananze alla lontananza essenziale, nuovi esotismi ai già esistenti. In cui il viaggio per arrivare si interseca con altri viaggi, senza concludersi con un definitivo arrivo. Per questo, quando si è chiesto a sei famosi scrittori siciliani di scrivere un racconto ciascuno sul tema dello straniero e il Mediterraneo, con al centro la Sicilia, nessuno di loro ha scelto la cifra realistica, personaggi e vicende ordinari, ma tutti hanno giocato con l’associazione tra l’essere stranieri in Sicilia e il perdersi, e l’indefinito, il cercare di sospenderne il tempo, il sogno. Maria Attanasio racconta di un condominio fantascientifico, una specie di utopia negativa in cui una donna estraniata si ritrova prigioniera. Giosuè Calaciura immagina un approdo sognato di migranti che sfocia nella visione disperata, nell’allucinazione. Davide Camarrone mette sulla bocca di una donna-memoria la vicenda di un giornalista (un figlio di immigrati cittadino italiano) che vuole ripercorrere la strada dei suoi fratelli verso la Sicilia e si perde nelle nuove Auschwitz che ci fronteggiano ancora con la domanda di Primo Levi: chiedetevi se questo è un uomo. Santo Piazzese ricorda un verosimile viaggio segreto nella «luccicante oscurità», forse per espiare forse per seduzione, del fisico danese Niels Bohr a Palermo. Gaetano Savatteri raffigura un vecchio senatore Alessandro Manzoni a cui raccontano di una colonna infame eretta poca fa in Sicilia. Lilia Zaouali inscena una commedia degli equivoci piena si speranza sull’«orientalismo», cioè sui costumi dell’Oriente immaginati dagli occidentali, ma stavolta l’invenzione e la proiezione di un tradizionalismo esotico avvengono tra una figlia che vive a Palermo e la madre tunisina venuta in visita.