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Saggio

Scuola e sistema mafioso

Capitolo I
La città e i galantuomini
A Palermo può capitare di tutto: che un avventuroso frequentatore di biblioteche sprofondi tra libri, calcinacci e pergamene o che un mal­capitato turista venga miseramente colpito da tarlate colonnine arabo­normanne o da residui barocchi in decomposizione. Può anche accade­re – ed è accaduto – che, in una gialla mattina di scirocco, gli alunni tro­vino la porta della scuola sbarrata perché il vento, nottetempo, ha por­tato via fatiscenti tetti e infissi, oppure che bambini delle elementari debbano ingaggiare quotidiane battaglie con topi o fortunosamente scampare a tubature che non reggono sommergendo registri e banchi.
Sono le punte più evienti e paradossali -frequentemente e quasi sen­za scandalo se ne occupa la cronaca – di una carenza nell’edilizia scola­stica che rende ancora più contraddittoria e disagiata ia già dissociata condizione di chi opera nella scuola, luogo ormai improbabile che, dentro e fuori metafora, traballa.

Descrizione

anno di pubblicazione: 1983
Non è la prima volta – e purtroppo non sarà l’ultima – che si scrive sulla mafia e a proposito di essa.
È tuttavia una delle poche volte che una scrittura abbia doppiamen­te e contemporaneamente dignità, insieme, di verità documentaria, da un lato, e di qualità letteraria, dall’altro.
Così, al fascino del documento e dell’inchiesta, dell’analisi del “da­to”, del rigore dei fatti annotati, Maria Attanasio in questo libro aggiun­ge il supporto di una scrittura che tenta di uscire dalla prosa arida e un po’ noiosa di tipo giudiziario, per anfore al di là di essa, verso – talvolta – l’immagine e la metafora.
E non tanto per uscir fuori da una situazione, per appannarla o elu­derla, bensì per meglio giungere al fondo di essa, penetrare nel cuore delle cose.
Maria Attanasio non si chiede cosa sia la mafia; non perde tempo sulla metafisica. Assume il fenomeno (alcune vole nel libro ricorre il termine: “fenomenologia”). Intende descrivere e informare, non co­struire sistemi; dare le sue esperienze, più che le sue riflessioni.